Selvaggio Ovest – Daniele Pasquini

Un tuffo nel romanzo …

Titolo: Selvaggio Ovest
Autore: Daniele Pasquini
Data d’Uscita: 26 Gennaio 2024
Editore: NN Editore
Prezzo: 17,10 (Cartaceo – Link Affiliato)

Trama: Alla fine dell’800 l’Italia è da poco un unico stato, ma nelle campagne non è cambiato nulla o quasi: i butteri della Maremma, i mandriani a cavallo, badano come sempre al bestiame e si guardano dai briganti che infestano la zona. Penna, un buttero capace e taciturno, insieme a suo figlio Donato ha appena fatto arrestare Occhionero, uno dei fuorilegge più spietati. Nel frattempo, la giovanissima Gilda, figlia di un carbonaio, medita vendetta contro i complici di Occhionero, colpevoli di averle usato violenza; quando il brigante prepara la fuga dalla caserma, presidiata dal vanesio Orsolini, arriva in Italia il Wild West Show, il grandioso spettacolo di Buffalo Bill, che insieme a pistoleri e capi indiani gira il mondo in cerca di guadagni e di fama. E mentre lo Show si sposta a Firenze, un furto di cavalli intreccia le vite dei protagonisti, innescando la catena di eventi che condurrà fino al drammatico scontro finale. “Selvaggio Ovest” è allo stesso tempo un romanzo d’avventura, un romanzo corale, un arazzo dove le piccole vite spiccano vivide e indimenticabili sul grande intreccio della Storia. Con passione e meraviglia, Daniele Pasquini trasporta il West americano in terra toscana, e lo trasforma in quotidiana leggenda, da tramandare a voce, da ascoltare con il cuore.


La Recensione

Selvaggio Ovest di Daniele Pasquini, edito da NN Editore, è un romanzo in cui una sola storia viene narrata da più punti di vista, ampliandone il respiro. E’ un libro corale dove la trama muta, cambia aspetto, si confonde, in base a chi la narra, a chi ne è protagonista.
In questo volume i personaggi si muovono in un ambiente selvaggio, primitivo, dove a dettare i tempi non sono inutili ingranaggi meccanici ma cicli naturali che tornano e ritornano, in un alternarsi continuo, ritmato, confortevole, opprimente.
Giuseppe è il primo protagonista che viene incontro al lettore e che, attraverso il suo aspetto burbero, attraverso i suoi silenzi, scioglie ogni reticenza e diventa traino a cui si agganciano e protendono le altre figure: figure secondarie, figure parallele, silhouettes bestiali, silhouettes demoniache. Alcune sono mere comparse, altre diventano elementi cruciali nell’evolversi della trama, tanto da donare all’insieme completezza, sfumature, realismo.



A colpire, in modo particolare, la generazione dei più giovani, quella che scalpita come un puledro appena svezzato. Donato e Gilda.
Gilda è una ragazza la cui vita è sporcizia, fatica, silenzio, carbone e schegge di legno. Gilda è vittima ma è fuoco che divampa e incendia, in una vendetta che ha il sapore della giustizia, da qualsiasi punto la si guardi.
Donato è un ragazzo che sta cercando la sua strada: sentiero sconnesso da scoprire? Via battuta dal padre, prima di lui? Donato vive all’ombra di suo padre, Giuseppe, e sente feroce il desiderio di far bene, di essere fonte d’orgoglio, di diventare come lui, di diventare altro, tutto insieme. Donato e Giuseppe sono un padre e un figlio che si parlano solo con lo sguardo; che hanno un’intimità tutta loro, consolidata negli anni; che non comunicano a parole; che dialogano con i gesti; che non sanno dirsi ti voglio bene ma bene se ne vogliono, e tanto.


Accanto a queste figure positive si staglia quella di Occhionero, un bandito, colui che la legge se l’è fatta da sé, che vive secondo le sue regole. Occhionero che appare come un incubo visto dagli occhi dei più ma che, quando si racconta, mostra umanità, genera empatia.
Pasquini crea, in questo coro di voci, una pluralità di chiaroscuri di rara magnificenza dove il confine si fa più sfumato, dove il buono e il cattivo diventano etichette sterili, dove tutti hanno fame di vita ma una vita diversa, per ognuno di loro.


… si accorse di conoscere solo parole per nominare cose che si vedono e che si fanno, non per le cose che si sentono.

A fare da sfondo, come detto, un ambiente selvatico che ricorda il Vecchio West Americano, solo in misura ridotta: è tutto più piccolo, più rinsecchito, ristretto e finito rispetto alle grandi praterie. Lo descrivono bene, il contrasto, i nativi americani, coloro che raggiungono la Toscana al seguito di una delle prime star d’America: Buffalo Bill.
Grazie ad una narrazione intervallata da scambi epistolari più o meno reali, Selvaggio Ovest si svolge come un nastro di una pellicola consumata dal tempo e mostra uno spaccato della vita dei couboi italiani, dei butteri, nella sua semplice fierezza.

In conclusione, Selvaggio Ovest è un romanzo dove avventura, descrizione e formazione si amalgamano insieme, non mescolando tutti gli ingredienti ma, al contrario, lasciando ad ognuno la propria caratteristica spiccata. E’ un libro che regala un quadro di storia spesso lasciato ai margini, dove realtà circensi e spettacoli di dubbio gusto ma di consolidata fama si mescolano al sudore vero, alla terra che si mescola al sangue, alla polvere che nell’aria si mescola alla pioggia e genera un odore che ti impregna i vestiti, i capelli, la pelle. Un odore che ti entra nel respiro e nei polmoni, rendendoti parte integrante di un mondo antico, dove l’ambiente fa da sfondo a una giustizia non scritta, una legge orale che si tramanda, che vale più di ogni altra cosa e per la quale si muore.



La citazione

Le strofe si scioglievano in parole d’amore e di morte, di donne che baciavano gli amanti nel tempo della mietitura e di mariti che seppellivano le mogli in inverno e che in primavera osservavano gli anemoni spuntare da quella stessa terra.

2 risposte a “Selvaggio Ovest – Daniele Pasquini”

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